12 Giugno 2005 - Pura (Svizzera)

"Il fine comune: La Musica"

di Mauro Pedrotti

Tra i documenti più cari al Coro della SAT, c'è una fotografia con Arturo Benedetti Michelangeli. E' stata scattata a Madonna di Campiglio, nel 1975, in occasione del 50° anniversario di fondazione del complesso. Non è una foto "ufficiale": la scena è un ristorante, dove il Maestro, inaspettatamente, ha raggiunto il coro durante i festeggiamenti. I coristi stanno cantando, disposti a semicerchio, alla rinfusa; si vede Silvio Pedrotti di schiena, mentre svolge il suo compito di direttore. ABM è appoggiato ad un tavolo, la sigaretta tra le labbra, la mano sinistra in tasca, la destra morbidamente tesa nel gesto di accompagnare il canto (la fotografia non lo dice, naturalmente, ma era "La pastora e il lupo").

 

 

Quella fotografia è molto più di un'istantanea, di un fuggevole ricordo di un incontro: è il simbolo del rapporto tra il Maestro ed il Coro della SAT. La semplicità, la mancanza di formalità, l'intesa assoluta nella musica, nel suono, nella ricerca della perfezione. Fra quei coristi, ABM è come a casa sua, e si vede. Lui, genio pianistico tra i più eccelsi di ogni tempo, profondo conoscitore della musica e della letteratura pianistica, oltre che di ogni dettaglio tecnico del pianoforte, fra un gruppo di uomini fra i più eterogenei, per cultura, preparazione, mestiere, estrazione sociale. Straordinario? Impossibile? No, a entrambe le domande. Perché il fine comune di quegli uomini è uno solo: far rivivere le antiche voci del popolo, con gusto, misura, umiltà, emozione: far musica, insomma, seriamente e senza compromessi. Ed è lo stesso fine cui tende da sempre il grande Artista, seppure con un mezzo diverso, con diverse prospettive e, naturalmente, su un piano incomparabilmente più alto. Un fine che presuppone, nei due casi, amore e sacrificio, in abbondanza.

 

 

Ecco perché, dal 1949, per quarantasei anni, l'amicizia profonda tra Arturo Benedetti Michelangeli ed il Coro della SAT si è consolidata, malgrado la distanza fisica, il diverso ambiente di vita e di lavoro. E si è snodata sull'eco dei canti popolari che il Maestro ha armonizzato per il coro.

 

Quella fotografia è un documento prezioso, non solo perché racconta tutto ciò: è una fotografia che "canta". Straordinario? Certamente sì. Impossibile? Certamente no, almeno per chi ha vissuto quei momenti e li rivive, con emozione, ogni volta che quei canti risuonano, ovunque il Coro li porti: e con essi, rivive la memoria luminosa del Maestro.

 

Mauro Pedrotti

Direttore del Coro della SAT